E dunque se ne va,
questo dicembre di sogni strappati
da un cielo di carta, costruito
con le promesse trascinate,
dalle speranze, spazzate,
via, lungo gli argini,
che abbiamo solo il coraggio di sfiorare
e che non ci permetteremo mai, di disturbare.
Bevendo, ridendo e fingendo
ho lasciato tutti credere,
di poter capire e sapere,
quanto i miei difetti galleggino,
anfibi, tra le teorie dei vasi comunicanti,
e quanto è buio, dopo la magia,
dietro il sipario,
in mezzo ai disincanti.
29 dicembre 2008
22 dicembre 2008
Il disagio
Il disagio,
è qualcosa che cova dentro di te,
seduto, comodo, al caldo
e sta bene.
Il disagio lo senti nello stomaco,
tra l'esofago e lo stomaco.
Lui è li, in quel punto. Precisamente.
Tu lo senti respirare,
senti ch'è vivo e sai che c'è.
Che c'è sempre stato.
Il disagio ti fa sorridere alla gente,
mentre eviti di essere denudato,
mentre cerchi di fingere di stare bene,
mentre ti vomiti in bocca.
Il disagio ti prende quando tenti di scappare,
quando trovi qualcuno col quale poterlo condividere.
Lui si rivolta, perchè ti possiede,
perchè sei tu ad esser suo e non il contrario.
Il disagio puoi nasconderlo, oscurarlo e murarlo,
dentro di te
cercando di immunizzarti,
inutilmente,
dagli sguardi inquisitori,
che fuori, come avvoltoi,
volano sui tuoi guai.
è qualcosa che cova dentro di te,
seduto, comodo, al caldo
e sta bene.
Il disagio lo senti nello stomaco,
tra l'esofago e lo stomaco.
Lui è li, in quel punto. Precisamente.
Tu lo senti respirare,
senti ch'è vivo e sai che c'è.
Che c'è sempre stato.
Il disagio ti fa sorridere alla gente,
mentre eviti di essere denudato,
mentre cerchi di fingere di stare bene,
mentre ti vomiti in bocca.
Il disagio ti prende quando tenti di scappare,
quando trovi qualcuno col quale poterlo condividere.
Lui si rivolta, perchè ti possiede,
perchè sei tu ad esser suo e non il contrario.
Il disagio puoi nasconderlo, oscurarlo e murarlo,
dentro di te
cercando di immunizzarti,
inutilmente,
dagli sguardi inquisitori,
che fuori, come avvoltoi,
volano sui tuoi guai.
19 dicembre 2008
Regali
Imparo dagli errori, che compio,
che compie il mio istinto,
fatto di passione, chiacchiere e
discussione,
su una panchina in pietra,
in piazza san fedele,
in una Milano, da non più bere.
Osservando le mie scarpe,
t'ho raccontato il fiume della mia vita,
che scorre oggi,
che ti attraversa,
attraverso la mia bocca.
I sogni, i miei, i tuoi,
insieme, formano un ricordo,
che già possiedo
e che già mi porto dentro,
conservandolo,
come un meraviglioso regalo.
che compie il mio istinto,
fatto di passione, chiacchiere e
discussione,
su una panchina in pietra,
in piazza san fedele,
in una Milano, da non più bere.
Osservando le mie scarpe,
t'ho raccontato il fiume della mia vita,
che scorre oggi,
che ti attraversa,
attraverso la mia bocca.
I sogni, i miei, i tuoi,
insieme, formano un ricordo,
che già possiedo
e che già mi porto dentro,
conservandolo,
come un meraviglioso regalo.
16 dicembre 2008
Caos (in testa e fuori)
Le dita delle tue mani,
quella frangia sugli occhi neri
e quel sorriso,
che afferra al collo, stringe
e scava la schiena
ed il caos esplode
e vorrei mille cose,
mentre mi sembra di non averne:
nessuna chance,
mi annebbia le palpebre,
ch'è così facile perdersi
e così difficile trovarti,
che solo due mesi fa non ti conoscevo
e solo quattro giorni fa t'abbracciavo
e avrei voluto scomparire...
mentre scoprivo di essere in errore.
quella frangia sugli occhi neri
e quel sorriso,
che afferra al collo, stringe
e scava la schiena
ed il caos esplode
e vorrei mille cose,
mentre mi sembra di non averne:
nessuna chance,
mi annebbia le palpebre,
ch'è così facile perdersi
e così difficile trovarti,
che solo due mesi fa non ti conoscevo
e solo quattro giorni fa t'abbracciavo
e avrei voluto scomparire...
mentre scoprivo di essere in errore.
13 dicembre 2008
Equivoci
Il disfacimento fa crollare i palazzi
e i grattacieli, che lo skyline
n'è vittima inerme e s'adegua, s'adatta...
fa spallucce e aspetta.
Aspetta che arrivino i tempi migliori,
attraverso gli sms, nascosti,
cancellati subito, che si ha paura di rileggerli
o peggio: interpretarli.
Ch'è da lì che nascono i fraintendimenti,
i malintesi, gli equivoci.
Si equivoca, su tutto,
una frase, uno sguardo, una parola,
un gesto, un atteggiamento.
E noi, psicologi /psicanalisti da quattro soldi,
decodifichiamo, decifriamo,
oppure, tiriamo a indovinare,
per poi accorgerci, puntualmente,
di sbagliare.
e i grattacieli, che lo skyline
n'è vittima inerme e s'adegua, s'adatta...
fa spallucce e aspetta.
Aspetta che arrivino i tempi migliori,
attraverso gli sms, nascosti,
cancellati subito, che si ha paura di rileggerli
o peggio: interpretarli.
Ch'è da lì che nascono i fraintendimenti,
i malintesi, gli equivoci.
Si equivoca, su tutto,
una frase, uno sguardo, una parola,
un gesto, un atteggiamento.
E noi, psicologi /psicanalisti da quattro soldi,
decodifichiamo, decifriamo,
oppure, tiriamo a indovinare,
per poi accorgerci, puntualmente,
di sbagliare.
10 dicembre 2008
2003
Mi ricordo di quando ti sei innamorata di me, delle mie braccia e di come fingevi di non averne bisogno.
Di quanto facesse caldo, e di come fossero abbronzati, neri, i nostri corpi, che si chiamavano, che si chiavavano.
Di quando hai sputato sui quadri di Gauguin, perchè aveva lasciato morire il nostro Vincent. Perchè era un puttaniere (così dicevi) e lo aveva abbandonato. Ora guardo l'orologio e baciare in bocca il tempo non ha più lo stesso gusto e disperdere le ansie e i sogni in corridoi e vicoli non ha più lo stesso senso.
Di quando le cartoline mai spedite acquistavano un valore poetico e le foto diventavano iconografie di una stagione, che sapevamo non sarebbe mai più tornata, che sapevamo non avremmo mai più vissuto. Ora le immagini, a volte, sbiadiscono o sfocano in mestiere, banalità e routine.
Di quando ci siamo stancati e guardandoci, abbiamo realizzato che sarebbe bastato così, come si fa con lo sciroppo quando non si ha più la tosse. Tossivamo, invece, mentre piangevamo, un addio ineluttabile, come la fine di un film, che hai amato, che ti ha segnato, ma che non vorrai mai più rivedere, perchè non sarebbe uguale, a come quando, l'hai visto per la prima volta.
Di quanto facesse caldo, e di come fossero abbronzati, neri, i nostri corpi, che si chiamavano, che si chiavavano.
Di quando hai sputato sui quadri di Gauguin, perchè aveva lasciato morire il nostro Vincent. Perchè era un puttaniere (così dicevi) e lo aveva abbandonato. Ora guardo l'orologio e baciare in bocca il tempo non ha più lo stesso gusto e disperdere le ansie e i sogni in corridoi e vicoli non ha più lo stesso senso.
Di quando le cartoline mai spedite acquistavano un valore poetico e le foto diventavano iconografie di una stagione, che sapevamo non sarebbe mai più tornata, che sapevamo non avremmo mai più vissuto. Ora le immagini, a volte, sbiadiscono o sfocano in mestiere, banalità e routine.
Di quando ci siamo stancati e guardandoci, abbiamo realizzato che sarebbe bastato così, come si fa con lo sciroppo quando non si ha più la tosse. Tossivamo, invece, mentre piangevamo, un addio ineluttabile, come la fine di un film, che hai amato, che ti ha segnato, ma che non vorrai mai più rivedere, perchè non sarebbe uguale, a come quando, l'hai visto per la prima volta.
9 dicembre 2008
Emicranie
I riflessi baluginano
sugli amplessi frequenti,
passati ad ascoltare
i latrati di lupi metropolitani,
accalcati in vagoni insalubri,
che scavano questa città
trapanandomi le ossa battute dal freddo.
I denti digrignano,
irrigiditi da un vento gelido
che svuota e lucida,
pulendo e disintossicando
dai ricordi infetti,
dai periodi imperfetti.
L'emicranie tengono compagnia,
rammentando una nostalgia
dovuta alla disfunzione
dell'effetto vasodilatatore
di una qualche canzone
che si manifesta a tratti,
come quei rapaci,
che a scatti,
catturano roditori e ratti,
per farne un uso inevitabile,
necessario e vitale.
sugli amplessi frequenti,
passati ad ascoltare
i latrati di lupi metropolitani,
accalcati in vagoni insalubri,
che scavano questa città
trapanandomi le ossa battute dal freddo.
I denti digrignano,
irrigiditi da un vento gelido
che svuota e lucida,
pulendo e disintossicando
dai ricordi infetti,
dai periodi imperfetti.
L'emicranie tengono compagnia,
rammentando una nostalgia
dovuta alla disfunzione
dell'effetto vasodilatatore
di una qualche canzone
che si manifesta a tratti,
come quei rapaci,
che a scatti,
catturano roditori e ratti,
per farne un uso inevitabile,
necessario e vitale.
4 dicembre 2008
C'è crisi
Scrivo,
post, pre, quello che è,
non importa.
Sbando, guidando
contromano st'astronave di pensieri,
in ghirigori forieri
di un presagio fremebondo
picchettato da un sottofondo
di una musica, che mi basta
e che basta a sè.
Autarchia, unica via,
per piacersi, compiacersi
e accettarsi,
in folle di dispersi,
sconosciuti, arpionati da desideri
e obblighi incessanti.
Scartavetrando le anime
ingolfate in postriboli accattivanti,
incedo di sbieco,
ammirando gli altri,
che sanno quello che vogliono,
che possono quello che sognano.
Pigio, a tappeto, rischiando
il car crash, l'incidente mortale,
che potrebbe portare
al delirio irreversibile e universale,
di frasi sconnesse,
di un senso inaccessibile,
in una calma apparente,
di una quiete carente,
di soddisfazioni e sorrisi,
in quest'epoca di crisi.
post, pre, quello che è,
non importa.
Sbando, guidando
contromano st'astronave di pensieri,
in ghirigori forieri
di un presagio fremebondo
picchettato da un sottofondo
di una musica, che mi basta
e che basta a sè.
Autarchia, unica via,
per piacersi, compiacersi
e accettarsi,
in folle di dispersi,
sconosciuti, arpionati da desideri
e obblighi incessanti.
Scartavetrando le anime
ingolfate in postriboli accattivanti,
incedo di sbieco,
ammirando gli altri,
che sanno quello che vogliono,
che possono quello che sognano.
Pigio, a tappeto, rischiando
il car crash, l'incidente mortale,
che potrebbe portare
al delirio irreversibile e universale,
di frasi sconnesse,
di un senso inaccessibile,
in una calma apparente,
di una quiete carente,
di soddisfazioni e sorrisi,
in quest'epoca di crisi.
3 dicembre 2008
Sweet the sin
Grumi di spiccioli tra le fessure,
delle slot machine,
al bar, seduti sugli sgabelli,
cinesi con sacchetti,
spopolano il tintinnio del piacere,
ricco di stragi,
di combinazioni vincenti,
mentre bevo birra e mi guardo intorno,
pensando che fuori fa freddo
e vorrei fumarmela dentro,
sta cazzo di sigaretta.
delle slot machine,
al bar, seduti sugli sgabelli,
cinesi con sacchetti,
spopolano il tintinnio del piacere,
ricco di stragi,
di combinazioni vincenti,
mentre bevo birra e mi guardo intorno,
pensando che fuori fa freddo
e vorrei fumarmela dentro,
sta cazzo di sigaretta.
1 dicembre 2008
Impressioni (di dicembre)
Parabole e antenne,
ad auscultare un cielo gravido,
madido di pioggia,
mista al freddo che permea,
gli occhi e le braccia, tese
ad afferrare i meteoriti
di un ordito di vie
suburbane, come palcoscenico,
per recitare, su sceneggiature,
lise e sdrucite da un uso
indefesso, assiduo e costante.
Le passeggiate acquistano
di valore, per uno sforzo insostenibile,
per una paura incontenibile,
di una fobia, che arresta i cuori,
che trattiene i respiri,
per giustificare il cianotismo,
per attenuare l'anarchismo.
Parcheggiati in rimesse abusive,
con prezzi impopolari
i barboni sorridono,
si stringono e si scaldano,
nel vino da discount,
persi in un sonno libero
e attraversati da un sogno unico.
ad auscultare un cielo gravido,
madido di pioggia,
mista al freddo che permea,
gli occhi e le braccia, tese
ad afferrare i meteoriti
di un ordito di vie
suburbane, come palcoscenico,
per recitare, su sceneggiature,
lise e sdrucite da un uso
indefesso, assiduo e costante.
Le passeggiate acquistano
di valore, per uno sforzo insostenibile,
per una paura incontenibile,
di una fobia, che arresta i cuori,
che trattiene i respiri,
per giustificare il cianotismo,
per attenuare l'anarchismo.
Parcheggiati in rimesse abusive,
con prezzi impopolari
i barboni sorridono,
si stringono e si scaldano,
nel vino da discount,
persi in un sonno libero
e attraversati da un sogno unico.
28 novembre 2008
Nevica (su di me)
La gente, solitamente, guarda la neve cadere e posarsi in terra... o sulle auto o sulle cose. A me piace ammirarla dal basso, naso in su, perpendicolarmente, osservando lo zenit, così da esserne avvolto, così da perdermici dentro e fuori a quel gelo che s'appoggia sul viso e ti si scioglie, bagnandoti occhi, gote e labbra, mentre osservi il vortice, mentre osservi la caduta gravitazionale di quei cristalli irregolari, che sui palmi delle tue mani, diventano neve... solo per un secondo.
27 novembre 2008
L'attesa
Ho sconquassato la mia anima
più del mio fegato,
anestetizzandomi coi superalcoolici,
cauterizzandomi le ferite, da solo,
come si fa in trincea.
Quella che abbiamo scavato
per spiarci, armarci e assaltarci,
per poi restare impigliati nel filo spinato
dei nostri sentimenti,
languidi, d'acciaio e sanguinolenti.
Intanto il tempo passa, morto,
chè la guerra sfianca,
di lunga e abulica attesa
e arranca,
il senso, dello stesso,
perso,
ad aspettare.
più del mio fegato,
anestetizzandomi coi superalcoolici,
cauterizzandomi le ferite, da solo,
come si fa in trincea.
Quella che abbiamo scavato
per spiarci, armarci e assaltarci,
per poi restare impigliati nel filo spinato
dei nostri sentimenti,
languidi, d'acciaio e sanguinolenti.
Intanto il tempo passa, morto,
chè la guerra sfianca,
di lunga e abulica attesa
e arranca,
il senso, dello stesso,
perso,
ad aspettare.
25 novembre 2008
Intifada
Incrocio gli sguardi
bagnati dalla solitudine dei tuoi occhi,
che annegano tra le lacrime
della pioggia che hai fatto cadere,
strofinandoti i polsi umettati
col chianti dei tuoi lamenti.
Approdo, esitante, sulle coste
delle tue ore perse ad ammirare
cieli grigi e cieli tersi,
mentre leggevi i diari dei tuoi abusi,
di una marea che s'alzava,
ad inondare i nostri cuori
ingrossati dalla peste
di un'intifada di parole,
che rivoltosa, lanciava sassi
sui vetri già infranti
delle nostre vite.
bagnati dalla solitudine dei tuoi occhi,
che annegano tra le lacrime
della pioggia che hai fatto cadere,
strofinandoti i polsi umettati
col chianti dei tuoi lamenti.
Approdo, esitante, sulle coste
delle tue ore perse ad ammirare
cieli grigi e cieli tersi,
mentre leggevi i diari dei tuoi abusi,
di una marea che s'alzava,
ad inondare i nostri cuori
ingrossati dalla peste
di un'intifada di parole,
che rivoltosa, lanciava sassi
sui vetri già infranti
delle nostre vite.
23 novembre 2008
Departures/Arrivals
Si parte, si arriva,
si lascia, si torna,
si inspira, si espira.
Si viaggia, volontariamente, involontariamente.
Di necessità, comunque.
Si attraversano luoghi, spazi, tempi e vite,
per osservarne, per impararne,
per apprezzarne, per biasimarne.
Ci si sconvolge, per accompagnarsi,
per gioirne, per brindarne,
per sorriderne, per piangerne.
Ci si sposta, infine, nomadi, randagi,
alla ricerca perenne
di occhi da guardarne,
labbra da sentirne,
mani da toccarne.
si lascia, si torna,
si inspira, si espira.
Si viaggia, volontariamente, involontariamente.
Di necessità, comunque.
Si attraversano luoghi, spazi, tempi e vite,
per osservarne, per impararne,
per apprezzarne, per biasimarne.
Ci si sconvolge, per accompagnarsi,
per gioirne, per brindarne,
per sorriderne, per piangerne.
Ci si sposta, infine, nomadi, randagi,
alla ricerca perenne
di occhi da guardarne,
labbra da sentirne,
mani da toccarne.
13 novembre 2008
Ciao
E quindi adesso parto,
prenderò un altro treno e 10 giorni via.
Sgancio il vagone routine,
tiro su l'ancora, che mi trattiene,
nell' oceano frenesia e vado... in balìa.
Spengo il telefono,
accendo il bisogno di non-pensare,
ad altro, che non sia... vita,
la mia.
prenderò un altro treno e 10 giorni via.
Sgancio il vagone routine,
tiro su l'ancora, che mi trattiene,
nell' oceano frenesia e vado... in balìa.
Spengo il telefono,
accendo il bisogno di non-pensare,
ad altro, che non sia... vita,
la mia.
10 novembre 2008
Treni
Prenderò un altro treno,
per andare via,
per tornare su quei binari,
che costruiscono, abili,
i miei ricordi, i miei segni,
le mie orme e le mie ombre.
Navigherò sulle circostanze,
tornerò da dove sono partito,
da dove ti ho lasciato,
per rivederti,
ritoccarti,
risentirti,
rigustarti,
riannusarti.
e ancora portarti,
con me,
su altri treni.
per andare via,
per tornare su quei binari,
che costruiscono, abili,
i miei ricordi, i miei segni,
le mie orme e le mie ombre.
Navigherò sulle circostanze,
tornerò da dove sono partito,
da dove ti ho lasciato,
per rivederti,
ritoccarti,
risentirti,
rigustarti,
riannusarti.
e ancora portarti,
con me,
su altri treni.
9 novembre 2008
Orfani ora
Gli ultimi lavori non saranno mai come i primi e i primi mai come gli ultimi.
Giustamente.
Fatto è, che il disco l'ho già sgualcito, l'ho già divorato ed il feedback è solitamente magnifico, immancabilmente evocativo, unicamente suo.
Ho eletto, però, la traccia n°6 a quella più solcata, a quella più battuta...
a quella che più (mi) è piaciuta.
"e io sono quello a cui
fai accender sigarette
e sono quello
per cui le hai accese tu..."
Giustamente.
Fatto è, che il disco l'ho già sgualcito, l'ho già divorato ed il feedback è solitamente magnifico, immancabilmente evocativo, unicamente suo.
Ho eletto, però, la traccia n°6 a quella più solcata, a quella più battuta...
a quella che più (mi) è piaciuta.
"e io sono quello a cui
fai accender sigarette
e sono quello
per cui le hai accese tu..."
6 novembre 2008
Life is like a slot machine
Nel parcheggio vuoto m'hai guardato, dicendomi : "la vita è strana!".
Io ci rimugino tentando di sovvertire i miei e i tuoi destini,
ma la fatica è immane ed il risultato ridicolo.
M'appoggio sulle idee più felici, su quelle migliori
ed il sogno si materializza lusingandomi e attraendomi, come fai tu.
Non ci capisco più nulla, forse perchè l'alcool picchia... forte,
forse perchè le parole non dette pesano come macigni sul mio fingere
uno status attraente, un fare emozionante.
Potrei essere più fortunato,
se solo provassi ad esserlo,
se solo tentassi la fortuna,
se solo giocassi,
se solo mi mettessi in gioco.
Io ci rimugino tentando di sovvertire i miei e i tuoi destini,
ma la fatica è immane ed il risultato ridicolo.
M'appoggio sulle idee più felici, su quelle migliori
ed il sogno si materializza lusingandomi e attraendomi, come fai tu.
Non ci capisco più nulla, forse perchè l'alcool picchia... forte,
forse perchè le parole non dette pesano come macigni sul mio fingere
uno status attraente, un fare emozionante.
Potrei essere più fortunato,
se solo provassi ad esserlo,
se solo tentassi la fortuna,
se solo giocassi,
se solo mi mettessi in gioco.
3 novembre 2008
Quanto fa male farsi tosare?
Sopra la panca, o anche sotto per ricominciare, per risorgere dalle ceneri di questo mio stato confusionale che si confonde con quello pubblico ch'è mio com'è tuo. E allora fottetevi, fottetevi tutti, voi, il vostro perbenismo ottuso, tardo di mente e insulso di questo 3° millennio bigotto, ipocrita e fariseo. Che state ancora a parlare dei tagli all'istruzione, alla sanità o sailcazzo dove, per poter protestare, manifestare farvi picchiare e farvi inculare come capre, per poi farvi tosare e per poi poter testimoniare che il fascismo esiste, c'è, l'ho visto passeggiare indisturbato e travestito da pancabbestia per l'occasione e non era halloween. Ve ne siete accorti ieri, durante la pubblicità, tra il tg5 e il meteo o viceversa che tanto che cazzo di differenza c'è? Ditemelo voi che guardate striscia la notizia, portaporta o sa la madonna quale oscenità, quale porcheria e v'iniettate tutti i dì, quel poutpurri di merda e letame farcito con cioccolato della lindt, così da evitare d'accorgervi di nulla, così da farvelo pure piacere. Siete ancora dietro a discutere di destra, sinistra, mafia e chiesa, perchè i problemi, quelli veri, vanno risolti.
In sto paese del vomito i conati si susseguono senza soluzione di continuità e lacerano le pareti, i succhi gastrici, insalubri e deleteri.
In sto cazzo di paese dove gli scrittori, costretti, fuggono e s'inabissano e gli stronzi, com'è noto, galleggiano.
In sto paese del vomito i conati si susseguono senza soluzione di continuità e lacerano le pareti, i succhi gastrici, insalubri e deleteri.
In sto cazzo di paese dove gli scrittori, costretti, fuggono e s'inabissano e gli stronzi, com'è noto, galleggiano.
30 ottobre 2008
Sbadigli
Sbadiglio, di stanchezza condita da un intorpidimento da tetraidrocannabinolo che si miscela con le tracce di quest'album che sembra regalatomi per il successo che non ho avuto.
Non c'ho voglia di spiegartelo, la mia testa dondola, il ritmo mi piace e allora sorrido, di gusto e piacere e continuo...
a sbadigliare.
(Sei fratello nel controllo....)
Non c'ho voglia di spiegartelo, la mia testa dondola, il ritmo mi piace e allora sorrido, di gusto e piacere e continuo...
a sbadigliare.
(Sei fratello nel controllo....)
28 ottobre 2008
Alta velocità
C'è ormai poco da raccontare in questo deserto di sguardi che non condividiamo più. La primavera è arrivata, l'ha bruciata il sole s'è poi squagliata come le tue lacrime sull'asfalto delle mie idee che, forse mai, ti hanno accarezzato come avresti voluto. La nebbia ed il buio che arriva prima, ha sgualcito i cadaveri dei nostri propositi, fuggiti, in latitanza tacciati di alto tradimento. I cani ci abbaiano contro, in attesa degli avanzi, in attesa degli scarti. Io, continuo a scavare, continuo a fiutare, quel senso dell'orientamento che non mi ha mai abbandonato, ma che non ho mai posseduto. Le foglie ingiallite galleggiano su quest'atmosfera di simpatie finte e disastri annunciati. I tachimetri truccati c'illudono che le speranze si possono raggiungere, abbracciare e baciare, così corriamo, corriamo sempre più forte, pigiando duri, incuranti e minacciosi sugli acceleratori dei nostri sogni, ogni giorno più incantevoli, ogni giorno più arrendevoli.
24 ottobre 2008
21 ottobre 2008
L'altalena
Si va su poi giù, poi su poi giù, poi su, poi di nuovo giù...
Ma questo altalenare, questo barcamenarsi,
delle volte, nausea, urta, disturba
e alimenta fobie e attacchi di panico.
Questo viaggiare ininterrotto,
riesce a disgregare e a stomacare,
che anche la xamamina,
non arriva più a bastare.
Ma questo altalenare, questo barcamenarsi,
delle volte, nausea, urta, disturba
e alimenta fobie e attacchi di panico.
Questo viaggiare ininterrotto,
riesce a disgregare e a stomacare,
che anche la xamamina,
non arriva più a bastare.
20 ottobre 2008
Flashes
Mi stropiccio gli occhi,
chiedendo alle macchie luminose,
una risposta,
sperando di risolvermi.
Li riapro e il vortice,
lentamente termina
e ritorna,
la realtà.
chiedendo alle macchie luminose,
una risposta,
sperando di risolvermi.
Li riapro e il vortice,
lentamente termina
e ritorna,
la realtà.
19 ottobre 2008
Stato d'animo
Niente oggi sembra favorevole:
gira il mondo con ostilità,
ogni impressione mi fa debole
e sento dentro solo sfiducia.
Basse le nubi che opprimono;
fredda, aliena e bieca la città;
pensieri e gorghi bui mi assediano
con la loro azione sudicia.
Domani tutto si risanerà.
la vita tornerà gradevole.
Ma ora, in fondo alla voragine,
è dura... dura come non è stata mai.
(Cristiano Godano)
gira il mondo con ostilità,
ogni impressione mi fa debole
e sento dentro solo sfiducia.
Basse le nubi che opprimono;
fredda, aliena e bieca la città;
pensieri e gorghi bui mi assediano
con la loro azione sudicia.
Domani tutto si risanerà.
la vita tornerà gradevole.
Ma ora, in fondo alla voragine,
è dura... dura come non è stata mai.
(Cristiano Godano)
18 ottobre 2008
In successione
Questo sabato mattina inaugura il mio fine settimana,
che mi porta gli sconclusionati aneddoti,
già raccontati, già vissuti.
Mi sono scolato l'ultimo flacone di zitoxil
e c'ho trovato dentro il deserto della solitudine intellettuale,
che colpisce, detestabile, dopo la colazione.
Inerpicandomi sui paradigmi di Nietzsche,
arretro e incespico, cadendo in terra e picchiando il cranio
sul freddo del parquet in rovere.
Rialzandomi scopro una fenditura, una fessura,
dalla quale stilla e trabocca il mio equilibrio e la mia stupidità.
Mi asciugo le lacrime degli incubi notturni
e mi rivesto minaccioso per affronatare la gente,
là,
fuori in strada.
che mi porta gli sconclusionati aneddoti,
già raccontati, già vissuti.
Mi sono scolato l'ultimo flacone di zitoxil
e c'ho trovato dentro il deserto della solitudine intellettuale,
che colpisce, detestabile, dopo la colazione.
Inerpicandomi sui paradigmi di Nietzsche,
arretro e incespico, cadendo in terra e picchiando il cranio
sul freddo del parquet in rovere.
Rialzandomi scopro una fenditura, una fessura,
dalla quale stilla e trabocca il mio equilibrio e la mia stupidità.
Mi asciugo le lacrime degli incubi notturni
e mi rivesto minaccioso per affronatare la gente,
là,
fuori in strada.
16 ottobre 2008
Colpa tua
Penso al miele delle tue labbra,
che mi drogano,
di quell'oppio ch'è il tuo profumo,
di quel narcotico ch'è il tuo sorridere,
e m'impaccio mentre ti giro intorno,
come una falena ai lumi.
Non penso più ad altro,
da quando t'ho scoperto,
non sento più sconcerto,
da quando m'hai coperto,
col tuo sguardo e col tuo sorriso,
che all'improvviso ho condiviso
e senza rendermene conto,
sono caduto,
nell'incanto,
di quel tuo essere presente.
Ed io non faccio altro
ed io non scrivo d'altro,
per colpa tua.
che mi drogano,
di quell'oppio ch'è il tuo profumo,
di quel narcotico ch'è il tuo sorridere,
e m'impaccio mentre ti giro intorno,
come una falena ai lumi.
Non penso più ad altro,
da quando t'ho scoperto,
non sento più sconcerto,
da quando m'hai coperto,
col tuo sguardo e col tuo sorriso,
che all'improvviso ho condiviso
e senza rendermene conto,
sono caduto,
nell'incanto,
di quel tuo essere presente.
Ed io non faccio altro
ed io non scrivo d'altro,
per colpa tua.
14 ottobre 2008
Si muore
Mi piacerebbe non doverti solo sognare,
mi piacerebbe non doverti solo immaginare,
mi piacerebbe non dover recitare,
sostenere il ruolo di chi non ti può assaggiare,
perchè si muore...
non soltanto di tristezza,
ma anche d'amore.
mi piacerebbe non doverti solo immaginare,
mi piacerebbe non dover recitare,
sostenere il ruolo di chi non ti può assaggiare,
perchè si muore...
non soltanto di tristezza,
ma anche d'amore.
13 ottobre 2008
Braccia (le tue)
Siamo nervi e sangue caldo.
Caldo atteso e morboso.
Sogno, di lingue,
che s'incrociano e si stringono,
attorno a noi come serpenti,
per riempirci di giubilo e spavento.
Le mani afferrano la carne, di braccia
che mi cercano,
che ti cercano.
Caldo atteso e morboso.
Sogno, di lingue,
che s'incrociano e si stringono,
attorno a noi come serpenti,
per riempirci di giubilo e spavento.
Le mani afferrano la carne, di braccia
che mi cercano,
che ti cercano.
8 ottobre 2008
Immagino
Fa caldo, oggi,
un caldo che piace, che esalta,
esalta e innamora,
di quello che abbiamo,
di quello che vediamo,
di quello che sentiamo.
Ed io immagino,
fogli e parole,
che dovranno raggiungermi,
che potranno spingermi,
per sorprendermi e stupirmi,
Immagino di essere vicino,
molto vicino,
alla tua essenza,
alla tua eleganza.
Immagino quello che,
forse,
non dovrei immaginare,
ma mi piace, molto,
immaginarlo.
un caldo che piace, che esalta,
esalta e innamora,
di quello che abbiamo,
di quello che vediamo,
di quello che sentiamo.
Ed io immagino,
fogli e parole,
che dovranno raggiungermi,
che potranno spingermi,
per sorprendermi e stupirmi,
Immagino di essere vicino,
molto vicino,
alla tua essenza,
alla tua eleganza.
Immagino quello che,
forse,
non dovrei immaginare,
ma mi piace, molto,
immaginarlo.
6 ottobre 2008
La poesia (che mi hai chiesto)
Mi hai chiesto di scriverti una poesia,
ed ora che scrivo,
mi accorgo di non essere capace,
perché di talento sono privo,
e ho timore d'essere inefficace.
Ad esercitarmi con parole e frasi,
da potertene offrire, da potertene donare,
per regalarti, in piccole dosi,
gioie e sorrisi.
Mi piacerebbe disegnartela su tela,
una poesia, ma non riuscirei,
perché ho mani maldestre e inadatte
a dipingere le emozioni estratte
da un cilindro troppo confuso e intricato.
E allora provo a colorare,
con le parole,
le sensazioni e le percezioni,
che mi regali, quando mi dedichi un sorriso
quando persuadi la mia attenzione,
manovrandola, con fare deciso,
coi tuoi movimenti e coi tuoi atteggiamenti,
lunghi, sinuosi ed eleganti.
Provo a tratteggiare con le virgole,
le espressioni del tuo volto,
dei tuoi occhi,
neri, complicati, profondi e complessi,
che si perdono nel vuoto,
quando mi parli,
di te e dei tuoi sogni inespressi.
Provo a ritrarre le miriadi di impressioni,
che mi esplodono, a mo' di petardi,
quando sei intorno, quando sei nei paraggi,
indaffarata, affaccendata,
nei tuoi impegni, nei tuoi affari, nei tuoi sguardi
e mi omaggi,
della tua presenza e della tua essenza.
Mi hai chiesto di scriverti una poesia:
eccola, questa è la mia,
che altro non so fare,
che di appiccicare,
su questo muro,
le mie parole.
ed ora che scrivo,
mi accorgo di non essere capace,
perché di talento sono privo,
e ho timore d'essere inefficace.
Ad esercitarmi con parole e frasi,
da potertene offrire, da potertene donare,
per regalarti, in piccole dosi,
gioie e sorrisi.
Mi piacerebbe disegnartela su tela,
una poesia, ma non riuscirei,
perché ho mani maldestre e inadatte
a dipingere le emozioni estratte
da un cilindro troppo confuso e intricato.
E allora provo a colorare,
con le parole,
le sensazioni e le percezioni,
che mi regali, quando mi dedichi un sorriso
quando persuadi la mia attenzione,
manovrandola, con fare deciso,
coi tuoi movimenti e coi tuoi atteggiamenti,
lunghi, sinuosi ed eleganti.
Provo a tratteggiare con le virgole,
le espressioni del tuo volto,
dei tuoi occhi,
neri, complicati, profondi e complessi,
che si perdono nel vuoto,
quando mi parli,
di te e dei tuoi sogni inespressi.
Provo a ritrarre le miriadi di impressioni,
che mi esplodono, a mo' di petardi,
quando sei intorno, quando sei nei paraggi,
indaffarata, affaccendata,
nei tuoi impegni, nei tuoi affari, nei tuoi sguardi
e mi omaggi,
della tua presenza e della tua essenza.
Mi hai chiesto di scriverti una poesia:
eccola, questa è la mia,
che altro non so fare,
che di appiccicare,
su questo muro,
le mie parole.
2 ottobre 2008
Rollare
Rollo su dita abili,
che ondeggiano tra i forse e i perché,
rolla la mia testa nel girovagare di frasi e concetti
futili e incorporei.
Beccheggia la mia anima in un andirivieni,
di respiri che affievoliscono la lucidità,
sconfitta da una gran voglia di ridere, irresistibile.
Oscilla la bottiglia dal disappunto,
che conserva, sul fondo,
i consigli, i suggerimenti e le esortazioni.
Ondeggia il mio sussistere di cautele e ponderazioni,
eccessive, ridondanti e insalubri.
Rollano, ancora, le mie mani,
confortate dalla destrezza e dal talento,
che non ho mai avuto,
ma che ho sempre sognato,
di possedere.
che ondeggiano tra i forse e i perché,
rolla la mia testa nel girovagare di frasi e concetti
futili e incorporei.
Beccheggia la mia anima in un andirivieni,
di respiri che affievoliscono la lucidità,
sconfitta da una gran voglia di ridere, irresistibile.
Oscilla la bottiglia dal disappunto,
che conserva, sul fondo,
i consigli, i suggerimenti e le esortazioni.
Ondeggia il mio sussistere di cautele e ponderazioni,
eccessive, ridondanti e insalubri.
Rollano, ancora, le mie mani,
confortate dalla destrezza e dal talento,
che non ho mai avuto,
ma che ho sempre sognato,
di possedere.
1 ottobre 2008
Voli pindarici
Rimbalzo sui muri,
mentre attraverso lo zoo di Berlino,
a piedi nudi e senza salvacondotti.
Respiro l'aureolac per stordirmi a poco prezzo,
perché la vita costa e i vizi ti rovinano.
M'immergo sino alle ginocchia,
per attraversare la strada
e osservare le vetrine dei negozi di lusso,
perché senza guanti non ci si può toccare.
Faccio lo slalom, in stazione, tra i clochard,
per accattonare gli spiccioli,
di un mese che è passato
e devo pagarmi un mutuo ed un divano in pelle.
mentre attraverso lo zoo di Berlino,
a piedi nudi e senza salvacondotti.
Respiro l'aureolac per stordirmi a poco prezzo,
perché la vita costa e i vizi ti rovinano.
M'immergo sino alle ginocchia,
per attraversare la strada
e osservare le vetrine dei negozi di lusso,
perché senza guanti non ci si può toccare.
Faccio lo slalom, in stazione, tra i clochard,
per accattonare gli spiccioli,
di un mese che è passato
e devo pagarmi un mutuo ed un divano in pelle.
29 settembre 2008
Cavalli e cavalle
Dolce pomeriggio,
di una dolce domenica d'inizio autunno.
Cielo terso, assolato, ben augurante.
Svanisce la città,
sfuma il traffico,
tra cavalli e cavalle,
a cavalcare,
per respirare
e sentirsi vivi.
di una dolce domenica d'inizio autunno.
Cielo terso, assolato, ben augurante.
Svanisce la città,
sfuma il traffico,
tra cavalli e cavalle,
a cavalcare,
per respirare
e sentirsi vivi.
27 settembre 2008
Occhiali scuri al mattino (io sono lucido)
I linfociti t4 mi proteggono dalle ipocondrie,
post-ondaanomalasuperalcoolica,
che ha risacche antipatiche e mi rende indisponente.
I gabbiani sghignazzano dal loro equilibrio inattaccabile,
schernendomi per il mio passeggiare precario,
su neologismi criptici sparati da sguardi vuoti.
Tengo gli occhi spalmati in terra,
per non perdere la stabilità, per non perdere la lucidità.
La TV enuncia le teorie di giornata,
attraendo e seducendo la gente,
che ci si appende,
a testa in giù,
come dei pipistrelli,
e a me, non rimane che ridere.
post-ondaanomalasuperalcoolica,
che ha risacche antipatiche e mi rende indisponente.
I gabbiani sghignazzano dal loro equilibrio inattaccabile,
schernendomi per il mio passeggiare precario,
su neologismi criptici sparati da sguardi vuoti.
Tengo gli occhi spalmati in terra,
per non perdere la stabilità, per non perdere la lucidità.
La TV enuncia le teorie di giornata,
attraendo e seducendo la gente,
che ci si appende,
a testa in giù,
come dei pipistrelli,
e a me, non rimane che ridere.
25 settembre 2008
Cosa cerco?
Potrebbero asfaltarmi gli occhi o estirparmi il cuore,
nella ricerca di eclissare i sillogismi,
che mi consentono di andare alla ricerca di un'esistenza,
tagliata a metà, segata in due
da tutto ciò ch'è vero
e da tutto ciò ch'è falso.
L'empatia non basta, non è più sufficiente a colmare
i vuoti d'aria che prendono alla gola,
mentre si viaggia sparati a 1000 all'ora
e non si ha il tempo,
mai,
di fare una telefonata,
mai,
di fare una chiacchierata.
Il ritmo, marziale, scandisce il tempo,
di questi giorni zero,
che spavaldi, truccano e travestono,
le nostre vite centrifugate,
in torchi d'ultima generazione,
pagati col finanziamento, ma,
garantiti a vita.
Sono alla ricerca,
di quello che non posso trovare,
su queste autostrade a venti carreggiate,
così,
frugo nelle tasche e rovisto nei giornali,
aspettando che qualcuno,
mi dia un passaggio.
nella ricerca di eclissare i sillogismi,
che mi consentono di andare alla ricerca di un'esistenza,
tagliata a metà, segata in due
da tutto ciò ch'è vero
e da tutto ciò ch'è falso.
L'empatia non basta, non è più sufficiente a colmare
i vuoti d'aria che prendono alla gola,
mentre si viaggia sparati a 1000 all'ora
e non si ha il tempo,
mai,
di fare una telefonata,
mai,
di fare una chiacchierata.
Il ritmo, marziale, scandisce il tempo,
di questi giorni zero,
che spavaldi, truccano e travestono,
le nostre vite centrifugate,
in torchi d'ultima generazione,
pagati col finanziamento, ma,
garantiti a vita.
Sono alla ricerca,
di quello che non posso trovare,
su queste autostrade a venti carreggiate,
così,
frugo nelle tasche e rovisto nei giornali,
aspettando che qualcuno,
mi dia un passaggio.
23 settembre 2008
Fuochi
I fuochi d'artificio, fuori esplodono e deflagrano aforismi
che mi colorano il balcone, proteso all'autunno,
d'un viola che convola a nozze con la sera,
diafana e percorribile.
Lo stradario, intanto, imbevuto di dubbi,
si liquefa, sulle mie mani,
lasciandomele infangate e imbrattate
da vie e tragitti già percorsi
e da percorsi ancora vergini,
da poterci andare a zonzo,
libero di vagabondare, libero di bighellonare.
L'odore ed il prezzo della benzina aumenta,
fino ad entrarmi nei polmoni,
per poterci restare, per potersi trattenere,
almeno per un'altra notte,
almeno per un altro sogno.
che mi colorano il balcone, proteso all'autunno,
d'un viola che convola a nozze con la sera,
diafana e percorribile.
Lo stradario, intanto, imbevuto di dubbi,
si liquefa, sulle mie mani,
lasciandomele infangate e imbrattate
da vie e tragitti già percorsi
e da percorsi ancora vergini,
da poterci andare a zonzo,
libero di vagabondare, libero di bighellonare.
L'odore ed il prezzo della benzina aumenta,
fino ad entrarmi nei polmoni,
per poterci restare, per potersi trattenere,
almeno per un'altra notte,
almeno per un altro sogno.
22 settembre 2008
Crocevia... e insicurezze
Gli incroci, i bivi, gli scambi, mi hanno sempre affascinato, poiché nel loro interno nascondono un rebus: il loro arcano, la loro ambiguità. Innescano il percorso della nostra vita, fatto di scelte, che inesorabilmente, condizionano il nostro presente, che altro non è, che il futuro di ieri ed il passato di domani.
Il presente.
Delle volte gli diamo poca importanza, poiché appunto, gli preferiamo il futuro, ch'è più semplice, perché più onirico, più agevole... perché è più facile.
Più facile, perché si può rinviare, prorogare, spostare... posticipare.
Fatto è che, comunque, il nostro presente è colmo, straripante, di crocevia. C'è un incrocio da superare in ogni momento, una scelta da fare in ogni istante... e uno via l'altro, senza soluzione di continuità. Quante volte recriminiamo sul passato, dicendoci: "se avessi...". Quante volte vorremmo aver agito diversamente? Quante sono, nell'arco di una vita, dalla culla alla tomba, le occasioni, le opportunità, le chance mancate e perdute per sempre?
Quanti sono i treni che perdiamo e quanti, invece, i bivi che imbocchiamo nel senso giusto?
Il presente.
Delle volte gli diamo poca importanza, poiché appunto, gli preferiamo il futuro, ch'è più semplice, perché più onirico, più agevole... perché è più facile.
Più facile, perché si può rinviare, prorogare, spostare... posticipare.
Fatto è che, comunque, il nostro presente è colmo, straripante, di crocevia. C'è un incrocio da superare in ogni momento, una scelta da fare in ogni istante... e uno via l'altro, senza soluzione di continuità. Quante volte recriminiamo sul passato, dicendoci: "se avessi...". Quante volte vorremmo aver agito diversamente? Quante sono, nell'arco di una vita, dalla culla alla tomba, le occasioni, le opportunità, le chance mancate e perdute per sempre?
Quanti sono i treni che perdiamo e quanti, invece, i bivi che imbocchiamo nel senso giusto?
18 settembre 2008
Giovedi
La strada mi scorre sotto i piedi, mentre mi terrorizzano i dubbi, gli equivoci e le incertezze di fine estate. Le mie appropriazioni indebite di pezzi del tuo respiro, m'inquietano rendendomi paranoico, ossessionato dal timore che qualche sbirro qui intorno, s'accorga del mio fare sospetto e mi perquisisca, trovandomi, nel taschino piccolo dei jeans, il sogno che ho di te.
Nel frattempo, scavalco il muro che divide i compartimenti stagni della mia vita, e mi imbatto in una telefonata che mi scalda di ricordi e di rendez vous, che rievocano un futuro tanto improbabile quanto plausibile. Stasera bypassiamo l'aperitivo e rimandiamo l'happy hour a domani, perché c'è un venerdì che ci aspetta, più accogliente, più confortevole, più attraente,
di questo giovedì sfavorevole e pesante.
Nel frattempo, scavalco il muro che divide i compartimenti stagni della mia vita, e mi imbatto in una telefonata che mi scalda di ricordi e di rendez vous, che rievocano un futuro tanto improbabile quanto plausibile. Stasera bypassiamo l'aperitivo e rimandiamo l'happy hour a domani, perché c'è un venerdì che ci aspetta, più accogliente, più confortevole, più attraente,
di questo giovedì sfavorevole e pesante.
17 settembre 2008
Un link
Assoldiamo parcheggiatori abusivi, killer,
per ammazzare il tempo,
il disappunto
di un un disagio, di afidi invasori e seduttori,
che conquistano trionfanti i nostri sentimenti.
Beviamo caffè doppi, corretti con la nostra passione,
con la nostra cura, con la nostra assenza.
Sciogliamo eroina in cucchiaini d'amianto,
che non scaldano più i nostri cuori,
che non danno più l'assuefazione,
che temevamo, quando restavamo al verde.
Intanto le vicende passano lente, di fronte alla nostra disattenzione.
Allora, cerchiamo, ancora,
un collegamento, un contatto,
un link,
che possa farci ritrovare,
per poterci recuperare,
per poterci rivedere,
per poterci smarrire,
ancora.
per ammazzare il tempo,
il disappunto
di un un disagio, di afidi invasori e seduttori,
che conquistano trionfanti i nostri sentimenti.
Beviamo caffè doppi, corretti con la nostra passione,
con la nostra cura, con la nostra assenza.
Sciogliamo eroina in cucchiaini d'amianto,
che non scaldano più i nostri cuori,
che non danno più l'assuefazione,
che temevamo, quando restavamo al verde.
Intanto le vicende passano lente, di fronte alla nostra disattenzione.
Allora, cerchiamo, ancora,
un collegamento, un contatto,
un link,
che possa farci ritrovare,
per poterci recuperare,
per poterci rivedere,
per poterci smarrire,
ancora.
15 settembre 2008
Entertainment
Passiamo da un vuoto ad un altro,
tentando di recuperare un sommergibile che ci dia uno strappo, fino a casa.
Ci viene, sempre più spesso, sonno, perché siamo stanchi di novità,
perché vorremmo sederci un attimo, distenderci e poltrire ignari e noncuranti.
I regali, gli omaggi, le sorprese, non guadano più il mio fiume,
che s'ingrossa, minaccioso, di fango, detriti e sommerge,
allaga, inabissa ogni gentilezza, ogni premura.
Gli argini, intanto, si riempiono di curiosi,
appassionati, perditempo, fancazzisti,
che osservano, spiano, controllano,
indagano l'evolversi della vicenda,
aspettando che arrivino i giornalisti, aspettando che arrivi la TV.
L'infelicità, nel frattempo, guerreggia con la mia disillusione,
dando vita a battaglie epocali, a sfide formidabili,
che intrattengono gagliardamente il pubblico,
che mai deluso, mai scontento,
apprezza e mi ripaga con risate di scherno e applausi di dileggio.
tentando di recuperare un sommergibile che ci dia uno strappo, fino a casa.
Ci viene, sempre più spesso, sonno, perché siamo stanchi di novità,
perché vorremmo sederci un attimo, distenderci e poltrire ignari e noncuranti.
I regali, gli omaggi, le sorprese, non guadano più il mio fiume,
che s'ingrossa, minaccioso, di fango, detriti e sommerge,
allaga, inabissa ogni gentilezza, ogni premura.
Gli argini, intanto, si riempiono di curiosi,
appassionati, perditempo, fancazzisti,
che osservano, spiano, controllano,
indagano l'evolversi della vicenda,
aspettando che arrivino i giornalisti, aspettando che arrivi la TV.
L'infelicità, nel frattempo, guerreggia con la mia disillusione,
dando vita a battaglie epocali, a sfide formidabili,
che intrattengono gagliardamente il pubblico,
che mai deluso, mai scontento,
apprezza e mi ripaga con risate di scherno e applausi di dileggio.
10 settembre 2008
Ramadan
Rachid è un trasportatore egiziano, alto, faccia simpatica e molto a modo.
Rachid viene a consegnarmi la merce, una volta ogni due settimane, oggi, però, lo trovo un po' sbattuto.
-Ciao Rachid, ti vedo un po' conciato... cosa c'hai?- Gli chiedo.
-Nulla, è che sono un po' stanco.-
-Come mai?-
-E' il ramadan: sono solo al decimo giorno, e ne mancano ancora venti!-
-Il ramadan?-
-Eh si, eh.. noi mussulmani facciamo il ramadan! Non ne hai mai sentito parlare?- Scherza.
-Si... no, nel senso... so cos'è... solo che, mi fa un po' strano!-
-Perché?- Sbotta.
-Non so.. mi fa strano e basta!- Ammetto. -Conosco diversi ragazzi maghrebini, anche africani
ma loro... non fanno il ramadan.-
-Eh, lo so- dice - lo fa chi ci crede, chi non ci crede è libero di non farlo! E poi, guarda che, anche i maghrebini, sono africani!- Mi corregge, ghignando.
-Che storia, però! ...Perciò son dieci giorni che non tocchi cibo alla luce del giorno?- Gli domando.
-Né cibo, né acqua!-
-Ma col caldo che fa, non muori di sete?-
-Eh... non vedi che faccia c'ho?-
-In effetti, c'hai proprio un brutto muso!-
Ride.
-Sai non mi pesa tanto quello..- confessa -..quanto il.. non poter... sai.. stare con tua moglie!-
Scoppio a ridere, di una risata fragorosa. Lo contagio subito, e la risata raddoppia, anche nel fragore!
-Bé.. effettivamente.. quello deve essere davvero pesante.- Gli faccio.
-E' la prova più dura da superare!- Ammette, ilare.
Continuiamo a ridere. E continuiamo a chiacchierare.
Mi racconta dei suoi figli,
dei suoi 17 anni su quasi 50 passati in Italia,
di come sia cambiata Milano e l'Italia,
del suo fare il trasportatore il giorno e del suo fare il trasportatore la notte.
-Sai il mutuo, il leasing, il gasolio- Mi confessa abbattuto.
-Altro che ramadan!- Lo ammonisco. -Tu dovresti staccare un attimo!-
Ha voglia di parlare. -Con te mi viene facile- mi dice.
Mi parla della sua voglia di tornare in Egitto.
-La vita è una- dice -Non posso passarla a lavorare e basta!-
(A chi lo dici) penso.
Poi, mi descrive i suoi figli: della piccola che quest'anno ha voluto provare a fare il ramadan con lui e del quasi geometra che quest'anno inizia l'ultimo anno.
-Sono liberi di prendere la strada che vogliono, sono la mia vita, voglio solo che stiano bene.-
Gli si bagnano gli occhi, poi si bacia il palmo e il dorso della mano.
-La vita è una.- Mi ripete.
Io sorrido e osservandolo, penso a quante volte, negli ultimi tempi, mi sono ripetuto queste quattro parole. A quante volte, me lo sono urlato contro, rabbiosamente, violentemente.
A quanto sia "di moda", per me, questa frase.
-Dai Rachid, andiamo al bar che ti offro il caffè!- Propongo.
-Il caffè lo bevi tu, però.. che io non posso!-
Ridiamo.
Rachid viene a consegnarmi la merce, una volta ogni due settimane, oggi, però, lo trovo un po' sbattuto.
-Ciao Rachid, ti vedo un po' conciato... cosa c'hai?- Gli chiedo.
-Nulla, è che sono un po' stanco.-
-Come mai?-
-E' il ramadan: sono solo al decimo giorno, e ne mancano ancora venti!-
-Il ramadan?-
-Eh si, eh.. noi mussulmani facciamo il ramadan! Non ne hai mai sentito parlare?- Scherza.
-Si... no, nel senso... so cos'è... solo che, mi fa un po' strano!-
-Perché?- Sbotta.
-Non so.. mi fa strano e basta!- Ammetto. -Conosco diversi ragazzi maghrebini, anche africani
ma loro... non fanno il ramadan.-
-Eh, lo so- dice - lo fa chi ci crede, chi non ci crede è libero di non farlo! E poi, guarda che, anche i maghrebini, sono africani!- Mi corregge, ghignando.
-Che storia, però! ...Perciò son dieci giorni che non tocchi cibo alla luce del giorno?- Gli domando.
-Né cibo, né acqua!-
-Ma col caldo che fa, non muori di sete?-
-Eh... non vedi che faccia c'ho?-
-In effetti, c'hai proprio un brutto muso!-
Ride.
-Sai non mi pesa tanto quello..- confessa -..quanto il.. non poter... sai.. stare con tua moglie!-
Scoppio a ridere, di una risata fragorosa. Lo contagio subito, e la risata raddoppia, anche nel fragore!
-Bé.. effettivamente.. quello deve essere davvero pesante.- Gli faccio.
-E' la prova più dura da superare!- Ammette, ilare.
Continuiamo a ridere. E continuiamo a chiacchierare.
Mi racconta dei suoi figli,
dei suoi 17 anni su quasi 50 passati in Italia,
di come sia cambiata Milano e l'Italia,
del suo fare il trasportatore il giorno e del suo fare il trasportatore la notte.
-Sai il mutuo, il leasing, il gasolio- Mi confessa abbattuto.
-Altro che ramadan!- Lo ammonisco. -Tu dovresti staccare un attimo!-
Ha voglia di parlare. -Con te mi viene facile- mi dice.
Mi parla della sua voglia di tornare in Egitto.
-La vita è una- dice -Non posso passarla a lavorare e basta!-
(A chi lo dici) penso.
Poi, mi descrive i suoi figli: della piccola che quest'anno ha voluto provare a fare il ramadan con lui e del quasi geometra che quest'anno inizia l'ultimo anno.
-Sono liberi di prendere la strada che vogliono, sono la mia vita, voglio solo che stiano bene.-
Gli si bagnano gli occhi, poi si bacia il palmo e il dorso della mano.
-La vita è una.- Mi ripete.
Io sorrido e osservandolo, penso a quante volte, negli ultimi tempi, mi sono ripetuto queste quattro parole. A quante volte, me lo sono urlato contro, rabbiosamente, violentemente.
A quanto sia "di moda", per me, questa frase.
-Dai Rachid, andiamo al bar che ti offro il caffè!- Propongo.
-Il caffè lo bevi tu, però.. che io non posso!-
Ridiamo.
9 settembre 2008
Public relations
Il solito andirivieni miscela incessante sensazioni e sentimenti.
Oggi la solitudine s'è fatta sentire, poderosa,
m'ha strattonato in mezzo ai visi, sorrisi, sguardi, braccia e mani tese,
ad accogliermi, a redimermi, a tutelarmi.
Il mio rifiuto, il mio rigetto dissimulato, corrugato è imploso,
lasciandomi ferito, contuso,
dalle schegge di un'empatia,
inesistente, inconsistente, mancante...
Una misantropia malcelata,
che mi fugge di mano, perché oleaginosa,
unta dall'incapacità di fingere, dall'inabilità a simulare.
Scappo quindi, presto,
per poter presto respirare,
a pieni polmoni
e soprattutto per levarmeli,
tutti,
dai coglioni.
Oggi la solitudine s'è fatta sentire, poderosa,
m'ha strattonato in mezzo ai visi, sorrisi, sguardi, braccia e mani tese,
ad accogliermi, a redimermi, a tutelarmi.
Il mio rifiuto, il mio rigetto dissimulato, corrugato è imploso,
lasciandomi ferito, contuso,
dalle schegge di un'empatia,
inesistente, inconsistente, mancante...
Una misantropia malcelata,
che mi fugge di mano, perché oleaginosa,
unta dall'incapacità di fingere, dall'inabilità a simulare.
Scappo quindi, presto,
per poter presto respirare,
a pieni polmoni
e soprattutto per levarmeli,
tutti,
dai coglioni.
6 settembre 2008
Noia
Accarezzo la noia del pomeriggio,
che mi entra in casa coi suoi spifferi,
soffiati sul mio collo.
Asciugo la gola schiarendo le parole,
da incollarci su questo post,
ostile e indisposto
che non mi aiuta per niente.
Penetro tra i solchi di questa tastiera,
cercando, con un po' di fortuna,
la soluzione ai miei tormenti, ai miei assilli.
Trovo invece la sfiga,
che assume consistenza
e si spande incurante sul mio scranno,
facendomi alzare i gomiti e poi le braccia,
a stiracchiare le idee, le riflessioni.
Mi arrendo alla noia,
che s'appoggia alla mia spalla,
puntellandosi,
così da permettermi, di fare altrettanto.
che mi entra in casa coi suoi spifferi,
soffiati sul mio collo.
Asciugo la gola schiarendo le parole,
da incollarci su questo post,
ostile e indisposto
che non mi aiuta per niente.
Penetro tra i solchi di questa tastiera,
cercando, con un po' di fortuna,
la soluzione ai miei tormenti, ai miei assilli.
Trovo invece la sfiga,
che assume consistenza
e si spande incurante sul mio scranno,
facendomi alzare i gomiti e poi le braccia,
a stiracchiare le idee, le riflessioni.
Mi arrendo alla noia,
che s'appoggia alla mia spalla,
puntellandosi,
così da permettermi, di fare altrettanto.
4 settembre 2008
L'equilibrio (che non ho)
Un moto di rivolta, cerebrale,
dettato dalla necessità, di trovare,
quello che si è perduto e acquisire,
ciò che, forse, mai si è avuto.
Un equilibrio, fragile,
di voglie e necessità contingenti,
intervallate da vortici, ossessioni e tormenti,
che mulinano su di me,
facendomi perdere il controllo, la stabilità.
Un equilibrio revocabile da un sussurro,
da un brusio, da un fruscio,
da un vento, di fronda, leggero...
come quello di fine estate.
dettato dalla necessità, di trovare,
quello che si è perduto e acquisire,
ciò che, forse, mai si è avuto.
Un equilibrio, fragile,
di voglie e necessità contingenti,
intervallate da vortici, ossessioni e tormenti,
che mulinano su di me,
facendomi perdere il controllo, la stabilità.
Un equilibrio revocabile da un sussurro,
da un brusio, da un fruscio,
da un vento, di fronda, leggero...
come quello di fine estate.
2 settembre 2008
Settembre, aspettando
Di quando me ne andavo in giro, per Milano, aspettando che qualcosa iniziasse per farmi partire, per farmi andare, verso qualcosa che non sapevo, che non so. Di quando aspettavo di uscire alle 18 in punto per inaugurare le mie serate costellate di rivelazione, in giubbino di pelle con sguardo scaltro e abile. Di quando perdevo le chiavi di casa in giro, non so dove, e dormivo sul pianerottolo, aspettando che tu smontassi e mi recuperassi per andare a far colazione al bar sottocasa. Di quando la metropolitana mi dislocava lungo i sotterranei dei miei pensieri così avveduti e così spregiudicati, per condurmi verso quell'esterno che tanto mi affascinava e tanto m'atterriva. Di quando sono tornato, nuovo, aspettandoti per viverti come avevo sognato, come avevo immaginato, innamorandomi di te e di quello che non avevo mai avuto. Di quando, a settembre, la pioggia era tanta che usciva dalla strada e ci inzuppava i piedi riparati dalle borse dell'esselunga. Di quando stavo bene stando malissimo, di quando ero contento recriminando, di quando volevo sparire per poter sempre restare. Di quando a settembre, aspettando son passati 6 anni.
Ed io, ci penso ancora.
Ed io, ci penso ancora.
1 settembre 2008
Nuvole
Le nuvole passeggiano sulla mia testa, lentamente, per potermi bene osservare. A tratti si fermano per meglio scrutarmi, per meglio considerarmi. In armi, le mie emozioni, combattono una guerra coi miei neuroni, che razionalizzano le attitudini facendole apparire abitudini. Scavalco il muro di cinta, che isola i ricordi dalle apparizioni e mi ci ritrovo in mezzo, all'autostrada di quelle sensazioni, che giacciono di schiena appannate dal reiterarsi di una vita vussuta in superficie, perchè si ha timore di denudare souvenir, cimeli, tracce, orme, ombre e resti di un vagabondare su sentieri e mulattiere sterrate, sconnesse e tortuose che mi riportano all'inizio di una fine che gira e rigira m'appartiene perchè ne sono l'autore ed il protettore.
27 agosto 2008
Sorridere
Accendere la luce, cercare per poi trovare la propria anima.
Sorridere, compiaciuto e gratificato del sapersi non-banale.
Guidando, sorrido, drogato dall'effetto stupefacente della musica ch'è mia, del mio abitacolo saturo di una sensazione che nessuno ti può donare se non te stesso: la percezione incantevole e seducente di rendersi conto che si ha la fortuna di percepire impeccabilmente le onde magnifiche e grandiose di quella musica che fa sorridere la tua anima.
Sorridere, compiaciuto e gratificato del sapersi non-banale.
Guidando, sorrido, drogato dall'effetto stupefacente della musica ch'è mia, del mio abitacolo saturo di una sensazione che nessuno ti può donare se non te stesso: la percezione incantevole e seducente di rendersi conto che si ha la fortuna di percepire impeccabilmente le onde magnifiche e grandiose di quella musica che fa sorridere la tua anima.
26 agosto 2008
Jet lag
Sperso nell'abisso di un oceano scarnificato, illegibile.
Il risveglio da un sogno durato 15 giorni è drammatico e ingestibile.
I ricordi riappaiono sistematicamente, taglienti come daghe in pieno stomaco, in questi giorni pregni d'automatismi.
La pace annega in questo oceano di ritmo, passo, alternanza, regolarità.
Già svigorito, già spazientito.
Sgrano gli occhi per vederci meglio... per vedermi meglio.
Cerco rifugio in un caffè, o in una sigaretta, ma non hanno sapore.
Affievolito e discronico patisco il jet lag... tra il sogno ed il risveglio.
Il risveglio da un sogno durato 15 giorni è drammatico e ingestibile.
I ricordi riappaiono sistematicamente, taglienti come daghe in pieno stomaco, in questi giorni pregni d'automatismi.
La pace annega in questo oceano di ritmo, passo, alternanza, regolarità.
Già svigorito, già spazientito.
Sgrano gli occhi per vederci meglio... per vedermi meglio.
Cerco rifugio in un caffè, o in una sigaretta, ma non hanno sapore.
Affievolito e discronico patisco il jet lag... tra il sogno ed il risveglio.
25 agosto 2008
Rientro
E' mesto il ritorno.
Si sa.
Non so descriverlo.
O non sono in vena.
Le auto t'accompagnano:
code di macchine,
complici,
che familiarizzano
e fanno strada al tuo rientro.
Si sa.
Non so descriverlo.
O non sono in vena.
Le auto t'accompagnano:
code di macchine,
complici,
che familiarizzano
e fanno strada al tuo rientro.
5 agosto 2008
3 agosto 2008
Solo ubriaco
Sono ubriaco,
ubriaco e solo,
solo e inadatto,
inadatto e scomodo,
scomodo e incapace,
incapace e strano,
strano e allergico,
allergico e contagioso,
contagioso e aggressivo,
aggressivo e stupido,
stupido e misantropo,
misantropo e accattone,
accattone e signore,
signore e interinale,
interinale e stanziale,
stanziale e nomade,
nomade e attorniato,
attorniato e forte,
forte e caduco,
caduco e ineluttabile,
ineluttabile e vile,
vile e distante,
distante e flebile,
flebile e agghiacciato,
agghiacciato e invaso,
invaso e arreso,
arreso e arrabbiato,
arrabbiato e sobrio,
sobrio e ubriaco,
sono solo ubriaco.
ubriaco e solo,
solo e inadatto,
inadatto e scomodo,
scomodo e incapace,
incapace e strano,
strano e allergico,
allergico e contagioso,
contagioso e aggressivo,
aggressivo e stupido,
stupido e misantropo,
misantropo e accattone,
accattone e signore,
signore e interinale,
interinale e stanziale,
stanziale e nomade,
nomade e attorniato,
attorniato e forte,
forte e caduco,
caduco e ineluttabile,
ineluttabile e vile,
vile e distante,
distante e flebile,
flebile e agghiacciato,
agghiacciato e invaso,
invaso e arreso,
arreso e arrabbiato,
arrabbiato e sobrio,
sobrio e ubriaco,
sono solo ubriaco.
30 luglio 2008
Post di oggi
Mentre guardavi fuori dalla porta, oggi, io osservavo il tuo collo.
Tu mi parlavi pensando stessi contemplando la medesima realtà, ma in verità, io stavo ispezionando il tuo collo.
Estasiato l'ho ammirato, accarezzato da quei capelli che, ribelli al tuo fermaglio, ti sfioravano.
Mi sarebbe bastato allungarmi di pochi centimetri per lambirlo con le labbra, per baciarlo, assaggiarlo, sentirne il sapore.
Non l'ho fatto, ho continuato ad esplorarlo, a sognarne l'approdo, la perlustrazione, la scoperta, la ricognizione. Ne ho bramato il profumo, la sensazione, l'essenza e l'ho lasciata tale: una fantasia
da custodire per tutta la giornata, tant'è che ancora ne parlo, con lo zelo e l'energia, che ancora non si disinteressano, a distanza di ore.
Tu mi parlavi pensando stessi contemplando la medesima realtà, ma in verità, io stavo ispezionando il tuo collo.
Estasiato l'ho ammirato, accarezzato da quei capelli che, ribelli al tuo fermaglio, ti sfioravano.
Mi sarebbe bastato allungarmi di pochi centimetri per lambirlo con le labbra, per baciarlo, assaggiarlo, sentirne il sapore.
Non l'ho fatto, ho continuato ad esplorarlo, a sognarne l'approdo, la perlustrazione, la scoperta, la ricognizione. Ne ho bramato il profumo, la sensazione, l'essenza e l'ho lasciata tale: una fantasia
da custodire per tutta la giornata, tant'è che ancora ne parlo, con lo zelo e l'energia, che ancora non si disinteressano, a distanza di ore.
29 luglio 2008
I binari
1435 mm di terra di nessuno.
I Binari sono come me e te:
Distanti.
Distanti sempre in egual misura.
Nella misura in cui ci si può riempire un vuoto incolmabile,
perchè incolmabile è il divario che abita tra la mia e la tua rotaia.
Sono i solchi che ci segnano, che c'hanno sempre segnato e l'abbiam sempre saputo.
1435 mm di terra di nessuno.
Nè mia, nè tua: di nessuno.
Perchè nessuno potrebbe contenere quel vuoto che ci separa, che ci discosta, che ci distingue.
Negli anni abbiamo tentato di armonizzare i nostri tracciati nel tentativo,
di congiungerci, o perlomeno, avvicinarci,
ma i binari perderebbero il loro senso se il loro percorso mutasse,
perderebbero il motivo di essere:
così, distanti.
Sempre, nello stesso modo, nella stessa misura: 1435 millimetri.
Quasi un metro e mezzo:
può sembrare poco, ma può risultare una distanza ciclopica,
se si considera che è illimitata e inesauribile, nel tempo.
Io e te,
così vicini da sfiorarci le anime,
così distanti da non sentire le nostre urla.
I Binari sono come me e te:
Distanti.
Distanti sempre in egual misura.
Nella misura in cui ci si può riempire un vuoto incolmabile,
perchè incolmabile è il divario che abita tra la mia e la tua rotaia.
Sono i solchi che ci segnano, che c'hanno sempre segnato e l'abbiam sempre saputo.
1435 mm di terra di nessuno.
Nè mia, nè tua: di nessuno.
Perchè nessuno potrebbe contenere quel vuoto che ci separa, che ci discosta, che ci distingue.
Negli anni abbiamo tentato di armonizzare i nostri tracciati nel tentativo,
di congiungerci, o perlomeno, avvicinarci,
ma i binari perderebbero il loro senso se il loro percorso mutasse,
perderebbero il motivo di essere:
così, distanti.
Sempre, nello stesso modo, nella stessa misura: 1435 millimetri.
Quasi un metro e mezzo:
può sembrare poco, ma può risultare una distanza ciclopica,
se si considera che è illimitata e inesauribile, nel tempo.
Io e te,
così vicini da sfiorarci le anime,
così distanti da non sentire le nostre urla.
26 luglio 2008
Loop
Lo scrivo,
lo rileggo,
lo cancello
lo riscrivo.
E' un loop.
Non se ne esce.
Non te ne esci.
Non ci riesco.
Incedi pesante,
tra i miei pensieri.
lo rileggo,
lo cancello
lo riscrivo.
E' un loop.
Non se ne esce.
Non te ne esci.
Non ci riesco.
Incedi pesante,
tra i miei pensieri.
23 luglio 2008
Alice
I tuoi occhi neri,
si perdono nel vuoto,
mentre mi parli,
di maturità e cambiamenti,
una stazione che si svuota,
coi binari,
non più in grado di trattenere,
gli ultimi treni, ignari,
che potrebbero partire,
lasciandoti,
da un momento all'altro,
in quella sensazione,
di solitudine,
che temi visibilmente,
te lo leggo,
scrutando il movimento,
di quelle tue mani affusolate,
che disegnano
e guidano,
le mie voglie smisurate.
si perdono nel vuoto,
mentre mi parli,
di maturità e cambiamenti,
una stazione che si svuota,
coi binari,
non più in grado di trattenere,
gli ultimi treni, ignari,
che potrebbero partire,
lasciandoti,
da un momento all'altro,
in quella sensazione,
di solitudine,
che temi visibilmente,
te lo leggo,
scrutando il movimento,
di quelle tue mani affusolate,
che disegnano
e guidano,
le mie voglie smisurate.
9 luglio 2008
Via Ponale
La pioggia non ci laverà mai abbastanza
per cancellare il sapore della vita che abbiamo vissuto
in quegli ambienti che sapevano di malsana esistenza.
Su quel divano arancione, in ciniglia,
sul quale abbiamo spalmato le nostre anime.
Tra quei mobili assurdi e inadatti,
che hanno ascoltato i nostri discorsi allucinanti,
oppure il silenzio di sguardi insani.
In mezzo allo squallore di lattine vuote di birra aster,
dappertutto,
che sembrava fossero loro i proprietari,
talmente ce n'erano.
Col balcone invaso dalle bottiglie vuote, di ogni tipo.
Con i letti, come noi, sempre sfatti,
con le malattie nuove,
con le scritte in ascensore,
con qualcuno che urla,
col cigno sul pianerottolo,
con Vinicio, dal quale, imbelli, non ci sapevamo difendere.
Coi viaggi al parco nord, per fuggire
da un mondo che non ci piaceva,
da una vita che ci esplodeva all'interno.
Dai viaggi sul due,
traghettatore delle nostre speranze,
sempre disattese.
Dalle scarpe vecchie,
dalle ghignate tristi,
dai panini col pane finto,
dai risvegli con il cannone su di un vassoio,
dalle bottiglie lanciate sulle auto parcheggiate,
dal voler fuggire, per poi voler sempre ritornare,
dalle scritte dietro ai quadri,
dalle lacrime che, non so perchè piango,
dal caos, che non esiste,
dal fuoco...
che se non lo spegni tu,
bruciamo vivi.
per cancellare il sapore della vita che abbiamo vissuto
in quegli ambienti che sapevano di malsana esistenza.
Su quel divano arancione, in ciniglia,
sul quale abbiamo spalmato le nostre anime.
Tra quei mobili assurdi e inadatti,
che hanno ascoltato i nostri discorsi allucinanti,
oppure il silenzio di sguardi insani.
In mezzo allo squallore di lattine vuote di birra aster,
dappertutto,
che sembrava fossero loro i proprietari,
talmente ce n'erano.
Col balcone invaso dalle bottiglie vuote, di ogni tipo.
Con i letti, come noi, sempre sfatti,
con le malattie nuove,
con le scritte in ascensore,
con qualcuno che urla,
col cigno sul pianerottolo,
con Vinicio, dal quale, imbelli, non ci sapevamo difendere.
Coi viaggi al parco nord, per fuggire
da un mondo che non ci piaceva,
da una vita che ci esplodeva all'interno.
Dai viaggi sul due,
traghettatore delle nostre speranze,
sempre disattese.
Dalle scarpe vecchie,
dalle ghignate tristi,
dai panini col pane finto,
dai risvegli con il cannone su di un vassoio,
dalle bottiglie lanciate sulle auto parcheggiate,
dal voler fuggire, per poi voler sempre ritornare,
dalle scritte dietro ai quadri,
dalle lacrime che, non so perchè piango,
dal caos, che non esiste,
dal fuoco...
che se non lo spegni tu,
bruciamo vivi.
18 giugno 2008
Sbagliato
Lo spazio si appiattisce,
col tempo che si riduce
e non me ne va mai bene una,
mentre tento d'uscire
da questo vuoto,
ch'è pieno,
di un non so che,
di sbagliato.
col tempo che si riduce
e non me ne va mai bene una,
mentre tento d'uscire
da questo vuoto,
ch'è pieno,
di un non so che,
di sbagliato.
6 giugno 2008
1 giugno 2008
Scorre
Scorre,
tutto scorre
in tempo immoto
alla sua fine:
è l'indizio
di un principio
senza un fine.
(Cristiano Godano)
tutto scorre
in tempo immoto
alla sua fine:
è l'indizio
di un principio
senza un fine.
(Cristiano Godano)
Iscriviti a:
Post (Atom)
I really don't care..
...and I guess that I just don't know