Ho sconquassato la mia anima
più del mio fegato,
anestetizzandomi coi superalcoolici,
cauterizzandomi le ferite, da solo,
come si fa in trincea.
Quella che abbiamo scavato
per spiarci, armarci e assaltarci,
per poi restare impigliati nel filo spinato
dei nostri sentimenti,
languidi, d'acciaio e sanguinolenti.
Intanto il tempo passa, morto,
chè la guerra sfianca,
di lunga e abulica attesa
e arranca,
il senso, dello stesso,
perso,
ad aspettare.
5 commenti:
eccola.
questa la sento.
la trincea che doveva difendere ha piu' svantaggi che vantaggi.
e resto impigliata.
ancora.
"...per spiarci, armarci e assaltarci..."
Per certi versi :) credo che, togliendo una R al secondo di questi verbi e rileggendo tutta la poesia, quell'attesa possa assumere la forza del riposo che viene dopo l'amore. Ma forse è solo perchè uno vede le cose che vuole.
Intensa cmq.
tattiche difensive?
come si fa a farne senza in amore?
è una cosa talmente delicata, difficile e totalmente proiettata verso l'esterno che devi essere un santo per non cercare di difenderti.
@ misia: il punto è quello: la trincea è il limbo tra l'attacco e la difesa. Zona neutra... sala d'attesa...
@ max: ognuno vede... quello che vuole. Grazie.
@ marian: che ci si muova d'attacco o difesa, l'amore è, fondamentalmente, strategia. Penso.
strategia?..uhm..
ho sempre pensato che se si riesce ad averne,non si ama ancora abbastanza..
[ma magari mi sbaglio.magari sono io che non riesco.a stare nella zona neutra,attaccare,e difendere,quando sarebbero la giusta strategia,la piu' efficace..]
imparero'.
[?]
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