29 settembre 2008

Cavalli e cavalle

Dolce pomeriggio,
di una dolce domenica d'inizio autunno.
Cielo terso, assolato, ben augurante.
Svanisce la città,
sfuma il traffico,
tra cavalli e cavalle,
a cavalcare,
per respirare
e sentirsi vivi.

27 settembre 2008

Occhiali scuri al mattino (io sono lucido)

I linfociti t4 mi proteggono dalle ipocondrie,
post-ondaanomalasuperalcoolica,
che ha risacche antipatiche e mi rende indisponente.
I gabbiani sghignazzano dal loro equilibrio inattaccabile,
schernendomi per il mio passeggiare precario,
su neologismi criptici sparati da sguardi vuoti.
Tengo gli occhi spalmati in terra,
per non perdere la stabilità, per non perdere la lucidità.
La TV enuncia le teorie di giornata,
attraendo e seducendo la gente,
che ci si appende,
a testa in giù,
come dei pipistrelli,
e a me, non rimane che ridere.

25 settembre 2008

Cosa cerco?

Potrebbero asfaltarmi gli occhi o estirparmi il cuore,
nella ricerca di eclissare i sillogismi,
che mi consentono di andare alla ricerca di un'esistenza,
tagliata a metà, segata in due
da tutto ciò ch'è vero
e da tutto ciò ch'è falso.
L'empatia non basta, non è più sufficiente a colmare
i vuoti d'aria che prendono alla gola,
mentre si viaggia sparati a 1000 all'ora
e non si ha il tempo,
mai,
di fare una telefonata,
mai,
di fare una chiacchierata.
Il ritmo, marziale, scandisce il tempo,
di questi giorni zero,
che spavaldi, truccano e travestono,
le nostre vite centrifugate,
in torchi d'ultima generazione,
pagati col finanziamento, ma,
garantiti a vita.
Sono alla ricerca,
di quello che non posso trovare,
su queste autostrade a venti carreggiate,
così,
frugo nelle tasche e rovisto nei giornali,
aspettando che qualcuno,
mi dia un passaggio.

23 settembre 2008

Fuochi

I fuochi d'artificio, fuori esplodono e deflagrano aforismi
che mi colorano il balcone, proteso all'autunno,
d'un viola che convola a nozze con la sera,
diafana e percorribile.
Lo stradario, intanto, imbevuto di dubbi,
si liquefa, sulle mie mani,
lasciandomele infangate e imbrattate
da vie e tragitti già percorsi
e da percorsi ancora vergini,
da poterci andare a zonzo,
libero di vagabondare, libero di bighellonare.
L'odore ed il prezzo della benzina aumenta,
fino ad entrarmi nei polmoni,
per poterci restare, per potersi trattenere,
almeno per un'altra notte,
almeno per un altro sogno.

22 settembre 2008

Crocevia... e insicurezze

Gli incroci, i bivi, gli scambi, mi hanno sempre affascinato, poiché nel loro interno nascondono un rebus: il loro arcano, la loro ambiguità. Innescano il percorso della nostra vita, fatto di scelte, che inesorabilmente, condizionano il nostro presente, che altro non è, che il futuro di ieri ed il passato di domani.
Il presente.
Delle volte gli diamo poca importanza, poiché appunto, gli preferiamo il futuro, ch'è più semplice, perché più onirico, più agevole... perché è più facile.
Più facile, perché si può rinviare, prorogare, spostare... posticipare.
Fatto è che, comunque, il nostro presente è colmo, straripante, di crocevia. C'è un incrocio da superare in ogni momento, una scelta da fare in ogni istante... e uno via l'altro, senza soluzione di continuità. Quante volte recriminiamo sul passato, dicendoci: "se avessi...". Quante volte vorremmo aver agito diversamente? Quante sono, nell'arco di una vita, dalla culla alla tomba, le occasioni, le opportunità, le chance mancate e perdute per sempre?
Quanti sono i treni che perdiamo e quanti, invece, i bivi che imbocchiamo nel senso giusto?

18 settembre 2008

Giovedi

La strada mi scorre sotto i piedi, mentre mi terrorizzano i dubbi, gli equivoci e le incertezze di fine estate. Le mie appropriazioni indebite di pezzi del tuo respiro, m'inquietano rendendomi paranoico, ossessionato dal timore che qualche sbirro qui intorno, s'accorga del mio fare sospetto e mi perquisisca, trovandomi, nel taschino piccolo dei jeans, il sogno che ho di te.
Nel frattempo, scavalco il muro che divide i compartimenti stagni della mia vita, e mi imbatto in una telefonata che mi scalda di ricordi e di rendez vous, che rievocano un futuro tanto improbabile quanto plausibile. Stasera bypassiamo l'aperitivo e rimandiamo l'happy hour a domani, perché c'è un venerdì che ci aspetta, più accogliente, più confortevole, più attraente,
di questo giovedì sfavorevole e pesante.

17 settembre 2008

Un link

Assoldiamo parcheggiatori abusivi, killer,
per ammazzare il tempo,
il disappunto
di un un disagio, di afidi invasori e seduttori,
che conquistano trionfanti i nostri sentimenti.
Beviamo caffè doppi, corretti con la nostra passione,
con la nostra cura, con la nostra assenza.
Sciogliamo eroina in cucchiaini d'amianto,
che non scaldano più i nostri cuori,
che non danno più l'assuefazione,
che temevamo, quando restavamo al verde.
Intanto le vicende passano lente, di fronte alla nostra disattenzione.
Allora, cerchiamo, ancora,
un collegamento, un contatto,
un link,
che possa farci ritrovare,
per poterci recuperare,
per poterci rivedere,
per poterci smarrire,
ancora.

15 settembre 2008

Entertainment

Passiamo da un vuoto ad un altro,
tentando di recuperare un sommergibile che ci dia uno strappo, fino a casa.
Ci viene, sempre più spesso, sonno, perché siamo stanchi di novità,
perché vorremmo sederci un attimo, distenderci e poltrire ignari e noncuranti.
I regali, gli omaggi, le sorprese, non guadano più il mio fiume,
che s'ingrossa, minaccioso, di fango, detriti e sommerge,
allaga, inabissa ogni gentilezza, ogni premura.
Gli argini, intanto, si riempiono di curiosi,
appassionati, perditempo, fancazzisti,
che osservano, spiano, controllano,
indagano l'evolversi della vicenda,
aspettando che arrivino i giornalisti, aspettando che arrivi la TV.
L'infelicità, nel frattempo, guerreggia con la mia disillusione,
dando vita a battaglie epocali, a sfide formidabili,
che intrattengono gagliardamente il pubblico,
che mai deluso, mai scontento,
apprezza e mi ripaga con risate di scherno e applausi di dileggio.

10 settembre 2008

Ramadan

Rachid è un trasportatore egiziano, alto, faccia simpatica e molto a modo.
Rachid viene a consegnarmi la merce, una volta ogni due settimane, oggi, però, lo trovo un po' sbattuto.
-Ciao Rachid, ti vedo un po' conciato... cosa c'hai?- Gli chiedo.
-Nulla, è che sono un po' stanco.-
-Come mai?-
-E' il ramadan: sono solo al decimo giorno, e ne mancano ancora venti!-
-Il ramadan?-
-Eh si, eh.. noi mussulmani facciamo il ramadan! Non ne hai mai sentito parlare?- Scherza.
-Si... no, nel senso... so cos'è... solo che, mi fa un po' strano!-
-Perché?- Sbotta.
-Non so.. mi fa strano e basta!- Ammetto. -Conosco diversi ragazzi maghrebini, anche africani
ma loro... non fanno il ramadan.-
-Eh, lo so- dice - lo fa chi ci crede, chi non ci crede è libero di non farlo! E poi, guarda che, anche i maghrebini, sono africani!- Mi corregge, ghignando.
-Che storia, però! ...Perciò son dieci giorni che non tocchi cibo alla luce del giorno?- Gli domando.
-Né cibo, né acqua!-
-Ma col caldo che fa, non muori di sete?-
-Eh... non vedi che faccia c'ho?-
-In effetti, c'hai proprio un brutto muso!-
Ride.
-Sai non mi pesa tanto quello..- confessa -..quanto il.. non poter... sai.. stare con tua moglie!-
Scoppio a ridere, di una risata fragorosa. Lo contagio subito, e la risata raddoppia, anche nel fragore!
-Bé.. effettivamente.. quello deve essere davvero pesante.- Gli faccio.
-E' la prova più dura da superare!- Ammette, ilare.
Continuiamo a ridere. E continuiamo a chiacchierare.
Mi racconta dei suoi figli,
dei suoi 17 anni su quasi 50 passati in Italia,
di come sia cambiata Milano e l'Italia,
del suo fare il trasportatore il giorno e del suo fare il trasportatore la notte.
-Sai il mutuo, il leasing, il gasolio- Mi confessa abbattuto.
-Altro che ramadan!- Lo ammonisco. -Tu dovresti staccare un attimo!-
Ha voglia di parlare. -Con te mi viene facile- mi dice.
Mi parla della sua voglia di tornare in Egitto.
-La vita è una- dice -Non posso passarla a lavorare e basta!-
(A chi lo dici) penso.
Poi, mi descrive i suoi figli: della piccola che quest'anno ha voluto provare a fare il ramadan con lui e del quasi geometra che quest'anno inizia l'ultimo anno.
-Sono liberi di prendere la strada che vogliono, sono la mia vita, voglio solo che stiano bene.-
Gli si bagnano gli occhi, poi si bacia il palmo e il dorso della mano.
-La vita è una.- Mi ripete.

Io sorrido e osservandolo, penso a quante volte, negli ultimi tempi, mi sono ripetuto queste quattro parole. A quante volte, me lo sono urlato contro, rabbiosamente, violentemente.
A quanto sia "di moda", per me, questa frase.

-Dai Rachid, andiamo al bar che ti offro il caffè!- Propongo.
-Il caffè lo bevi tu, però.. che io non posso!-
Ridiamo.

9 settembre 2008

Public relations

Il solito andirivieni miscela incessante sensazioni e sentimenti.
Oggi la solitudine s'è fatta sentire, poderosa,
m'ha strattonato in mezzo ai visi, sorrisi, sguardi, braccia e mani tese,
ad accogliermi, a redimermi, a tutelarmi.
Il mio rifiuto, il mio rigetto dissimulato, corrugato è imploso,
lasciandomi ferito, contuso,
dalle schegge di un'empatia,
inesistente, inconsistente, mancante...
Una misantropia malcelata,
che mi fugge di mano, perché oleaginosa,
unta dall'incapacità di fingere, dall'inabilità a simulare.
Scappo quindi, presto,
per poter presto respirare,
a pieni polmoni
e soprattutto per levarmeli,
tutti,
dai coglioni.

6 settembre 2008

Noia

Accarezzo la noia del pomeriggio,
che mi entra in casa coi suoi spifferi,
soffiati sul mio collo.
Asciugo la gola schiarendo le parole,
da incollarci su questo post,
ostile e indisposto
che non mi aiuta per niente.
Penetro tra i solchi di questa tastiera,
cercando, con un po' di fortuna,
la soluzione ai miei tormenti, ai miei assilli.
Trovo invece la sfiga,
che assume consistenza
e si spande incurante sul mio scranno,
facendomi alzare i gomiti e poi le braccia,
a stiracchiare le idee, le riflessioni.
Mi arrendo alla noia,
che s'appoggia alla mia spalla,
puntellandosi,
così da permettermi, di fare altrettanto.

4 settembre 2008

L'equilibrio (che non ho)

Un moto di rivolta, cerebrale,
dettato dalla necessità, di trovare,
quello che si è perduto e acquisire,
ciò che, forse, mai si è avuto.
Un equilibrio, fragile,
di voglie e necessità contingenti,
intervallate da vortici, ossessioni e tormenti,
che mulinano su di me,
facendomi perdere il controllo, la stabilità.
Un equilibrio revocabile da un sussurro,
da un brusio, da un fruscio,
da un vento, di fronda, leggero...
come quello di fine estate.

2 settembre 2008

Settembre, aspettando

Di quando me ne andavo in giro, per Milano, aspettando che qualcosa iniziasse per farmi partire, per farmi andare, verso qualcosa che non sapevo, che non so. Di quando aspettavo di uscire alle 18 in punto per inaugurare le mie serate costellate di rivelazione, in giubbino di pelle con sguardo scaltro e abile. Di quando perdevo le chiavi di casa in giro, non so dove, e dormivo sul pianerottolo, aspettando che tu smontassi e mi recuperassi per andare a far colazione al bar sottocasa. Di quando la metropolitana mi dislocava lungo i sotterranei dei miei pensieri così avveduti e così spregiudicati, per condurmi verso quell'esterno che tanto mi affascinava e tanto m'atterriva. Di quando sono tornato, nuovo, aspettandoti per viverti come avevo sognato, come avevo immaginato, innamorandomi di te e di quello che non avevo mai avuto. Di quando, a settembre, la pioggia era tanta che usciva dalla strada e ci inzuppava i piedi riparati dalle borse dell'esselunga. Di quando stavo bene stando malissimo, di quando ero contento recriminando, di quando volevo sparire per poter sempre restare. Di quando a settembre, aspettando son passati 6 anni.
Ed io, ci penso ancora.

1 settembre 2008

Nuvole

Le nuvole passeggiano sulla mia testa, lentamente, per potermi bene osservare. A tratti si fermano per meglio scrutarmi, per meglio considerarmi. In armi, le mie emozioni, combattono una guerra coi miei neuroni, che razionalizzano le attitudini facendole apparire abitudini. Scavalco il muro di cinta, che isola i ricordi dalle apparizioni e mi ci ritrovo in mezzo, all'autostrada di quelle sensazioni, che giacciono di schiena appannate dal reiterarsi di una vita vussuta in superficie, perchè si ha timore di denudare souvenir, cimeli, tracce, orme, ombre e resti di un vagabondare su sentieri e mulattiere sterrate, sconnesse e tortuose che mi riportano all'inizio di una fine che gira e rigira m'appartiene perchè ne sono l'autore ed il protettore.

I really don't care..

...and I guess that I just don't know