Non ho più paura, da un pezzo,
ormai, della solitudine
degli anni trascorsi a chiedere
gli strappi, agli autostoppisti,
che, con me, navigavano,
le acque torbide di questi fiumi:
alti, fino alla nostra gola,
che ci lambiva, sempre, le labbra,
minacciandoci con gli incubi,
di un annegamento buio e freddo,
da portarci a scappare, lungo i binari,
del due, che ci accompagnava a casa,
e che ci rubava l'anima...
assieme al portafogli.
2 commenti:
gli ultimi post sono tutti molto belli
cazzarola quant'è bella questa!
cos'è quel continuo
("da portarci a scappare, lungo i binari,
del due, che ci accompagnava a casa,
e che ci rubava l'anima...
assieme al portafogli.")
scappare, quella fuga, il desiderio del dissolvimento del corpo fermo in un posto ma frantumato ovunque. una continua fuga che ha dilapidato l'anima e il portafogli, proprio così.
magistrale.
forse è tutta una questione di incroci delle rette esistenziali. proprio nel punto di ciò che hai scritto, sn passata anch'io
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