Mentre guardavi fuori dalla porta, oggi, io osservavo il tuo collo.
Tu mi parlavi pensando stessi contemplando la medesima realtà, ma in verità, io stavo ispezionando il tuo collo.
Estasiato l'ho ammirato, accarezzato da quei capelli che, ribelli al tuo fermaglio, ti sfioravano.
Mi sarebbe bastato allungarmi di pochi centimetri per lambirlo con le labbra, per baciarlo, assaggiarlo, sentirne il sapore.
Non l'ho fatto, ho continuato ad esplorarlo, a sognarne l'approdo, la perlustrazione, la scoperta, la ricognizione. Ne ho bramato il profumo, la sensazione, l'essenza e l'ho lasciata tale: una fantasia
da custodire per tutta la giornata, tant'è che ancora ne parlo, con lo zelo e l'energia, che ancora non si disinteressano, a distanza di ore.
30 luglio 2008
29 luglio 2008
I binari
1435 mm di terra di nessuno.
I Binari sono come me e te:
Distanti.
Distanti sempre in egual misura.
Nella misura in cui ci si può riempire un vuoto incolmabile,
perchè incolmabile è il divario che abita tra la mia e la tua rotaia.
Sono i solchi che ci segnano, che c'hanno sempre segnato e l'abbiam sempre saputo.
1435 mm di terra di nessuno.
Nè mia, nè tua: di nessuno.
Perchè nessuno potrebbe contenere quel vuoto che ci separa, che ci discosta, che ci distingue.
Negli anni abbiamo tentato di armonizzare i nostri tracciati nel tentativo,
di congiungerci, o perlomeno, avvicinarci,
ma i binari perderebbero il loro senso se il loro percorso mutasse,
perderebbero il motivo di essere:
così, distanti.
Sempre, nello stesso modo, nella stessa misura: 1435 millimetri.
Quasi un metro e mezzo:
può sembrare poco, ma può risultare una distanza ciclopica,
se si considera che è illimitata e inesauribile, nel tempo.
Io e te,
così vicini da sfiorarci le anime,
così distanti da non sentire le nostre urla.
I Binari sono come me e te:
Distanti.
Distanti sempre in egual misura.
Nella misura in cui ci si può riempire un vuoto incolmabile,
perchè incolmabile è il divario che abita tra la mia e la tua rotaia.
Sono i solchi che ci segnano, che c'hanno sempre segnato e l'abbiam sempre saputo.
1435 mm di terra di nessuno.
Nè mia, nè tua: di nessuno.
Perchè nessuno potrebbe contenere quel vuoto che ci separa, che ci discosta, che ci distingue.
Negli anni abbiamo tentato di armonizzare i nostri tracciati nel tentativo,
di congiungerci, o perlomeno, avvicinarci,
ma i binari perderebbero il loro senso se il loro percorso mutasse,
perderebbero il motivo di essere:
così, distanti.
Sempre, nello stesso modo, nella stessa misura: 1435 millimetri.
Quasi un metro e mezzo:
può sembrare poco, ma può risultare una distanza ciclopica,
se si considera che è illimitata e inesauribile, nel tempo.
Io e te,
così vicini da sfiorarci le anime,
così distanti da non sentire le nostre urla.
26 luglio 2008
Loop
Lo scrivo,
lo rileggo,
lo cancello
lo riscrivo.
E' un loop.
Non se ne esce.
Non te ne esci.
Non ci riesco.
Incedi pesante,
tra i miei pensieri.
lo rileggo,
lo cancello
lo riscrivo.
E' un loop.
Non se ne esce.
Non te ne esci.
Non ci riesco.
Incedi pesante,
tra i miei pensieri.
23 luglio 2008
Alice
I tuoi occhi neri,
si perdono nel vuoto,
mentre mi parli,
di maturità e cambiamenti,
una stazione che si svuota,
coi binari,
non più in grado di trattenere,
gli ultimi treni, ignari,
che potrebbero partire,
lasciandoti,
da un momento all'altro,
in quella sensazione,
di solitudine,
che temi visibilmente,
te lo leggo,
scrutando il movimento,
di quelle tue mani affusolate,
che disegnano
e guidano,
le mie voglie smisurate.
si perdono nel vuoto,
mentre mi parli,
di maturità e cambiamenti,
una stazione che si svuota,
coi binari,
non più in grado di trattenere,
gli ultimi treni, ignari,
che potrebbero partire,
lasciandoti,
da un momento all'altro,
in quella sensazione,
di solitudine,
che temi visibilmente,
te lo leggo,
scrutando il movimento,
di quelle tue mani affusolate,
che disegnano
e guidano,
le mie voglie smisurate.
9 luglio 2008
Via Ponale
La pioggia non ci laverà mai abbastanza
per cancellare il sapore della vita che abbiamo vissuto
in quegli ambienti che sapevano di malsana esistenza.
Su quel divano arancione, in ciniglia,
sul quale abbiamo spalmato le nostre anime.
Tra quei mobili assurdi e inadatti,
che hanno ascoltato i nostri discorsi allucinanti,
oppure il silenzio di sguardi insani.
In mezzo allo squallore di lattine vuote di birra aster,
dappertutto,
che sembrava fossero loro i proprietari,
talmente ce n'erano.
Col balcone invaso dalle bottiglie vuote, di ogni tipo.
Con i letti, come noi, sempre sfatti,
con le malattie nuove,
con le scritte in ascensore,
con qualcuno che urla,
col cigno sul pianerottolo,
con Vinicio, dal quale, imbelli, non ci sapevamo difendere.
Coi viaggi al parco nord, per fuggire
da un mondo che non ci piaceva,
da una vita che ci esplodeva all'interno.
Dai viaggi sul due,
traghettatore delle nostre speranze,
sempre disattese.
Dalle scarpe vecchie,
dalle ghignate tristi,
dai panini col pane finto,
dai risvegli con il cannone su di un vassoio,
dalle bottiglie lanciate sulle auto parcheggiate,
dal voler fuggire, per poi voler sempre ritornare,
dalle scritte dietro ai quadri,
dalle lacrime che, non so perchè piango,
dal caos, che non esiste,
dal fuoco...
che se non lo spegni tu,
bruciamo vivi.
per cancellare il sapore della vita che abbiamo vissuto
in quegli ambienti che sapevano di malsana esistenza.
Su quel divano arancione, in ciniglia,
sul quale abbiamo spalmato le nostre anime.
Tra quei mobili assurdi e inadatti,
che hanno ascoltato i nostri discorsi allucinanti,
oppure il silenzio di sguardi insani.
In mezzo allo squallore di lattine vuote di birra aster,
dappertutto,
che sembrava fossero loro i proprietari,
talmente ce n'erano.
Col balcone invaso dalle bottiglie vuote, di ogni tipo.
Con i letti, come noi, sempre sfatti,
con le malattie nuove,
con le scritte in ascensore,
con qualcuno che urla,
col cigno sul pianerottolo,
con Vinicio, dal quale, imbelli, non ci sapevamo difendere.
Coi viaggi al parco nord, per fuggire
da un mondo che non ci piaceva,
da una vita che ci esplodeva all'interno.
Dai viaggi sul due,
traghettatore delle nostre speranze,
sempre disattese.
Dalle scarpe vecchie,
dalle ghignate tristi,
dai panini col pane finto,
dai risvegli con il cannone su di un vassoio,
dalle bottiglie lanciate sulle auto parcheggiate,
dal voler fuggire, per poi voler sempre ritornare,
dalle scritte dietro ai quadri,
dalle lacrime che, non so perchè piango,
dal caos, che non esiste,
dal fuoco...
che se non lo spegni tu,
bruciamo vivi.
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I really don't care..
...and I guess that I just don't know